L'Histoire du Soldat - Lem56

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L'Histoire du Soldat

classica > XX° le Avanguardie

L’Histoire du Soldat
(Losanna, Teatro Municipale, 28 settembre 1918)

Stravinsky, nel 1914, è in Svizzera per sfuggire alla Guerra Mondiale. Vive a Morges nelle ristrettezze finanziarie dovute alla guerra, che gli impedisce la riscossione dei diritti d’autore, e alla rivoluzione russa che gli toglie ogni rendita. Con il direttore d’orchestra Ernest Ansermet e il poeta Charles-Ferdinand Ramuz tenta di risollevare le proprie sorti economiche allestendo un piccolo spettacolo: avrebbe dovuto avere come destinazione un teatrino ambulante trasportabile facilmente da una località all’altra e senza escludere i paesi più piccoli. L’idea si dimostrò irrealizzabile.

La vicenda del soldato capace di liberarsi dal diavolo ma destinato a ricadere inesorabilmente in suo potere, è ispirata ad alcune fiabe popolari russe della grande raccolta Afanas’ev, in cui si è soliti riconoscere la protesta al reclutamento forzato imposto dallo zar Nicola I ai tempi della guerra russo-turca.
Stravinsky e Ramuz furono sedotti dal lato umano della tragica lotta del soldato che diventa fatalmente preda del diavolo. Ciò significa che il soldato non è visto solo come vittima di una crudele oppressione (l’attualità nel 1918 con la Prima Guerra Mondiale è ovvia), ma soprattutto come emblema di una tragica condizione umana, di una visione radicalmente pessimistica dell’esistenza.

Nacque uno spettacolo nuovo e insolito, l’orchestra è ristretta a sette suonatori: decide di utilizzare due strumenti per famiglia in grado di comprendere la gamma sonora dall’alto al basso, il clarinetto e il fagotto per i legni, per gli ottoni la coppia è costituita da cornetta e trombone, per gli archi il violino e il contrabbasso e una serie moderna di percussioni.
La struttura è rigidamente a pezzi chiusi, e alterna marce, intermezzi per violino, danze, corale e così via. Il materiale tematico, originariamente eterogeneo è sottoposto ad un rigoroso processo di stilizzazione.
È continua la rottura della quadratura ritmica, la frequente variabilità delle misure (2/4 - 3/4 – 3/8 – 5/8 ecc.) evidente nelle marce e nelle danze, dove l’accentuazione regolare dura poche battute, poi “sbaglia e… imbroglia i passi”.
Stravinsky riesce a costruire un’immagine sonora di dilettantesca confusione grazie alla mescolanza di linee e di armonie che infrangono volutamente le regole classiche: a volte è come se ogni strumento andasse per la sua strada. Notevole è l’influsso del jazz, conosciuto attraverso la testimonianza di Ansermet a seguito della sua esperienza americana.

La composizione costituisce il passaggio dalla violenta e grandiosa Sacre du Primtemps alle nuove esigenze di essenzialità e di equilibrio formale che costituiranno i lavori successivi del maestro a partire dal balletto Pulcinella. L’Histoire è anche l’ultimo esempio dell’orchestrazione alla russa che era stato il marchio di fabbrica delle prime composizioni di Stravinsky.

L’azione è condotta mediante la recitazione di un narratore e di due attori, recitazione che talvolta è ritmata con la musica, la rappresentazione prevede due mimi e una ballerina. L’orchestra è posta sul palco quindi è direttamente coinvolta nella scena, originariamente tenuta a sinistra con il narratore, mentre sulla destra lo spazio per mimi e ballerina. Ovviamente un numero così esiguo di protagonisti consente allestimenti tra i più svariati.

L'unico allestimento in lingua italiana che sono riuscito a trovare tramite YouTube è una produzione della Rai trasmessa nel 1978 con gli strumentisti della Camerata strumentale "Alfredo Casella"
direttori da Alberto Peyretti per la regia di Massimo Scaglione.


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